VIRGINEDDA ADDURATA
I protagonisti di un femminicidio realmente accaduto a Trapani si confessano a santa Rosalia e invocano, tra il sacro e il profano, la grazia dalla loro "Virginedda Addurata".
testo
Giuseppina Torregrossa
regia
Nicola Alberto Orofino
con
Egle Doria
Francesca Vitale
voce fuori campo
Fiorenzo Fiorito
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anno di produzione 2016 | durata 60 minuti
« Virginedda Addurata, una pieÌ€ce maiuscola. ..
Raramente si riesce a pensarlo. Figurarsi a dirlo o a scriverlo. Ma questa volta si può.
In Virginedda Addurata si sfiora la perfezione...
la pieÌ€ce eÌ€ un gioiello. Non un gioiellino, cheÌ€ non c’eÌ€ niente di minuscolo nello spettacolo. »
(Andrea Vicardi– Progetto Italia News)
Per dare voce a santa Rosalia la fertile penna di Giuseppina Torregrossa coglie spunto da un raccapricciante fatto di cronaca avvenuto recentemente a Trapani. Un marito, con la complicità della sua amante, trascina in un agguato la moglie (Maria Nastasi), al nono mese di gravidanza, le spacca la testa, la cosparge di benzina e poi le dà fuoco.
Le protagoniste della storia, prima che la tragedia si compia, vanno tutte supplici dalla “Santuzza”.
La vittima, la madre della vittima, la figlia della vittima e l’amante del marito.
I racconti, confessioni ed invocazioni alla Santuzza consentono al pubblico di guardare allo specchio la natura di queste donne messe a nudo, le loro fragilità, le loro pochezze, ma anche l’appartenenza ad un sistema dove si sono smarriti i valori più semplici come il buon senso.
Note dell'autrice
Che succederebbe se potessimo leggere nei pensieri dei Santi, che fissano chi li invoca immobili e impassibili nelle loro statue e immaginette, apparentemente condiscendenti a tutto quanto esca dalle bocche dei fedeli?
Giuseppina Torregrossa si pone un simile dubbio-enigma in VIRGINEDDA ADDURATA (Vergine Adorata), e per creare una riflessione sul tema dà vita ad una diretta interessata: Santa Rosalia, patrona di Palermo. Rosalia visse gran parte della sua vita nel silenzio di una grotta, prima nei pressi di Agrigento, poi a Palermo. Fu dunque un’eremita. Abituata al silenzio, del tutto priva da condizionamenti di culture, media e tendenze dominanti, ma anche dalle controculture e dalle controtendenze. Se potesse parlare, una santa-eremita come Rosalia non darebbe a nessuno – né di maggioranza né di opposizione - le risposte che si aspetta.
Note di regia
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Ruolo/Vittima e ruolo/carnefice sono come due calamite di segno opposto. Si attraggono. Non possono fare a meno l'uno dell'altro. Non c'è scontro, non c'è ribellione, non c'è ragione, non c'è giustizia. C'è solo incanto che genera violenza. La peggiore violenza di sempre. Il ruolo/Santa è l'intermediario perfetto. Confidente silente che non giudica, strumento ideale per pulire coscienze tumefatte, è assolutamente in linea con gli altri due ruoli. Se questi sono i presupposti, quella che raccontiamo è una "tragedia normale". Perché in una Sicilia che più tremenda e contemporanea di così si muore, il motto "scherza coi fanti, ma lascia stare i santi" è totalmente infondato.
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