PAROLE MUTE 2.0
Una testimonianza sull'Alzheimer
testo
Francesca Vitale
regia
Manuel Renga
ripresa dalla regia originale di
Lamberto Puggelli
con
Francesca Vitale
voci fuori campo
Paolo Bonacelli
Ottavia Piccolo
Tiziana Bergamaschi
anno di produzione 2021 | durata 60 minuti
prima edizione | 2009
PREMIO ENRIQUEZ 2009
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Parole Mute 2.0 è una testimonianza sull’Alzheimer di Francesca Vitale, autrice e protagonista di questo testo, intimo e profondo, che nasce da un’esperienza personale: il padre dell’attrice è scomparso e i suoi ultimi anni di vita sono stati segnati da questa malattia.
La costruzione dello spettacolo, un atto unico composto da 18 quadri scanditi da contributi musicali, è una suggestiva commistione tra testo, immagini, voci fuori campo e musica, che in forma di dialogo con l’assente ripercorrono le tappe di un rapporto mai chiuso.
Manuel Renga ne ha curato la regia, ripresa dalla messa in scena originale di Lamberto Puggelli; le voci fuori campo sono di Paolo Bonacelli e Ottavia Piccolo, con la partecipazione di Tiziana Bergamaschi.
Parole Mute 2.0 è la naturale evoluzione del percorso emozionale e di consapevolezza dell’autrice rispetto all’esperienza raccontata nella prima edizione del 2009, insignita già al suo esordio del Premio Enriquez.
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Note dell'autrice
“Parole Mute è una storia vera, la storia mia e di mio padre. Vi racconto l’esperienza e i problemi di una figlia, le sensazioni, i ricordi, le sofferenze e le emozioni. Vi racconto lo sconvolgimento che si prova nel trovarsi faccia a faccia con questa brutalità che è la malattia d’Alzheimer; la pena e lo sconforto che nascono quando sai che un tuo caro è stato aggredito da qualcosa di mostruoso e sconosciuto; vi racconto anche le sensazioni buone, alte, importanti che la sofferenza, talvolta, può dare. La mia vuole essere una testimonianza, attraverso la mia storia, di quanto si possa imparare da questa esperienza dolorosa, attraverso la comprensione di tutti quei meccanismi di comunicazione extraverbale che questi malati posseggono e che consentono loro di rompere le barriere culturali che noi “sani” abbiamo e che spesso ci impediscono di essere fino in fondo quello che siamo. Ma vuole essere anche uno strumento di stimolo e informazione per quanti ne vogliano sapere di più su questa patologia: associazioni, famiglie dei malati, operatori, spero che tutti possano sentirsi coinvolti e protagonisti di questa operazione nata dall’amore di una figlia per il suo genitore …”
Dalla motivazione del premio Enriquez
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“Una malattia tra le più crudeli è l’Alzheimer. Le persone che ne sono colpite vivono un lungo addio alla vita. E in questo viaggio senza speranza sono accompagnate, quasi sempre, soltanto dai loro cari. Come ultimo atto d’amore verso un grande padre, una figlia, ora avvocato, ma che è stata attrice, ha avuto il coraggio civile di raccontare, in prima persona, in una rappresentazione scenica, una dolorosa storia. Una coinvolgente e toccante testimonianza. Per farci riflettere”.
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